Lo strumento e’ di proprietà del conservatorio “G. Verdi” di Milano.
Mi e’ stato affidato nella tarda primavera del 2008 per il restauro, con l’intenzione di esporlo nel museo dell’istituzione e di farlo suonare con frequenza regolare.
Questa raccolta di appunti e fotografie documenta il lavoro fatto.
Prime considerazioni
Si tratta con ogni probabilita’ del contrabbasso citato dal Vannes nell’edizione del 1951 del suo dizionario dei liutai (Rene’ Vannes, Dictionnaire Universel des Luthiers, deuxieme edition, Bruxelles, Les amis de la musique.)
Lo strumento e’ di bella liuteria e mantiene la sua vernice originale rosso arancio, di forte spessore, apparentemente ad olio.
La tavola e’ di legno d’abete; fondo, fasce e testa sono di faggio, l’asta del manico e’ stata innestata in acero, forse dal liutaio Erminio Malaguti, del quale sono presenti due etichette di riparazione del 1965.
Il puntale e’ d’alluminio, non originale, della fabbrica “Ferrarotti” di Torino.
E’ presente un alto zoccolo avvitato allo zocchetto inferiore, che svolge la funzione di appoggio per il cavo della cordiera e diminuisce la pressione delle corde sul ponticello.
La tavola, in sei pezzi, e’ in buone condizioni, con qualche consumo e rifacimento di bordi e una giunta scollata.
Le fasce presentano diverse aperture, riparate pesantemente con una serie di foderature a fibra perpendicolare in abete.
Un settore di fascia in corrispondenza dello zocchetto inferiore e’ stato rifatto con legno di platano.
Il fondo, in due pezzi, e’ bombato e piegato al quarto superiore.
Presenta scollature della giunta centrale, una frattura alla spalla dei gravi, la rottura della piega e della barra ad essa sottostante.
La nocetta e’ stata modificata con due rimesse di bordo e la sostituzione di parte del filetto
Il formato della cassa e’ piuttosto grande (larghezza inferiore mm 708, larghezza superiore mm 485, larghezza minima al centro mm 335, lunghezza mm1133, altezza fasce massima mm220, alla piega mm203, al tallone mm135).
La parte inferiore e’ molto ampia, le spalle sono contenute, la parte centrale tra le C e’ piuttosto stretta.
Le punte e le C sono disegnate da curve ampie e morbide.
La testa e’ di mano decisa, con lunghi bottoni non perpendicolari.
La cassetta delle meccaniche e’ stata modificata con due rimesse (guance) esterne.
Il diapason di cassa, come indicato dalle tacche delle effe, e’ posto all’incirca alla meta’ della lunghezza della tavola.
Percio’, nonostante il formato dello strumento sia relativamente grande, la corda vibrante risulta corta.
Al momento il manico, non originale, e’ tagliato “alla milanese”, con l’appoggio al tallone piu’ lungo di un semitono, e tuttavia la lunghezza della corda vibrante non supera i 1045 millimetri.
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Relazioni di restauro complete: